Il TransDanubio e il Balaton, il nord ovest dell'Ungheria.



Ogni posto nuovo su cui si mettono gli occhi provoca, credo, una sorta di infatuazione in chi prova ad apprezzarlo e ad andare alla ricerca dei luoghi che possono suscitare interesse.

Anche l’Ungheria, con le sue peculiarità, ha fatto sbocciare in me una sorta di "pace dei sensi" che mi ha pervaso dall’inizio alla fine del mio viaggio. E, come spesso succede, dura tuttora.

Cosa mi è piaciuto di più? Ne parlerò in seguito...

 



Finalmente ho realizzato il sogno del tour che sono stato costretto a cancellare lo scorso dicembre. L’esperienza, come tutti i viaggi, è stata esaltante e allo stesso tempo intensa e piena di cose da fare, gestire e organizzare. Ho trovato quello che mi aspettavo? E’ stato un viaggio soddisfacente?

Si! Come tutti i viaggi alla scoperta di luoghi sconosciuti. Luoghi, fino a quel momento, solo immaginati.

Già ero preparato a quello che avrei trovato: siti archeologici (relativamente recenti) e mete prese d’assalto dai turisti di agosto. Viaggiare sulle strade alla scoperta del territorio magiaro, mi ha consentito di attraversare zone verdi e regioni coltivate in cui la presenza di spazzatura, anche la semplice cartaccia “abbandonata per caso” a bordo strada, non era contemplata, era IMPOSSIBILE DA TROVARE! Questa cosa mi ha colpito molto! 

Di seguito vado a raccontare le tappe del viaggio che mi ha portato alla scoperta di questa regione dell'Ungheria. La zona a nord di Budapest è conosciuta come “l’ansa del Danubio”; è proprio qui che il fiume, scendendo dalla Slovacchia da nord, gira verso est per poi riprendere la via verso sud ed attraversare la capitale fino ad entrare in Croazia.

 


Prima tappa del tour oltre la Capitale è il palazzo reale di Godollo, sontuosa residenza estiva dei re Ungheresi in stile barocco. Con il tempo la reggia divenne la residenza preferita della famosa imperatrice Elisabetta d’Asburgo, conosciuta e amata dal popolo come “Sissi”.

Il palazzo, dopo secoli di abbandono, è stato ristrutturato in modo egregio e le stanze, arredate con mobili d’epoca e ritratti della nobiltà di allora, danno l’idea di quello che doveva essere la “vita a corte”.

Le ultime sale della visita ripercorrono il periodo delle dittature, quella “bianca” dell’ammiraglio Horthy che ne fece la sua residenza, mentre sotto la dittatura comunista divenne una caserma per le truppe ungheresi e russe.

 Inizia da qui, poco fuori Budapest, la scoperta dell’ansa del Danubio e dei paesi che lì sorgono, che rappresentano la storia ancestrale del paese: Esztergom e Visegrad soprattutto.

Prima di arrivare fin lì, però, l’itinerario presenta un ampio giro della campagna magiara fino a Holloko, paese diventato patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO per la particolare architettura delle case. L’origine è medievale e il popolo che abitava questi luoghi era quello dei Paloc. Da allora gli abitanti hanno provveduto a ricostruire più volte le case del  posto con le tecniche ancestrali del loro popolo, utilizzando legno e cannette per il tetto.

Alcune case sono adibite a negozio-laboratorio, dove cittadini in costume presentano ai turisti le arti e i mestieri che nel passato fecero fiorente questa regione.

Vale la pena, secondo me, visitare il museo popolare per vedere dal vivo le abitazioni che, un tempo, ospitavano gli antenati meno fortunati dei figuranti di oggi.

L’impressione che ho avuto è quella di essermi trovato in un parco giochi, tutto troppo pulito ed ordinato da sembrare vero. Il paese di Holloko è una vera attrazione per turisti (soprattutto magiari) e viene gestito di conseguenza. Operazione lodevole e molto ben riuscita, ma che mi ha lasciato, come tutte queste realtà, la sensazione di “finto”, di “costruito”. Non ho trovato, insomma, quell’atmosfera consumata che adoro tanto! Vale la pena, comunque, fare un po’ di strada fin qui.

 

Il tragitto che arriva a Esztergom prevede uno sconfinamento in Slovacchia e le basse colline nascondono fino all’ultimo la vista del magnifico Danubio. La campagna scorre ordinata, con pochissimo traffico e strade quasi perfette nonostante mi muova su tracciati secondari. Quello che sorprende è l’estrema pulizia e l’ordine che domina tutta la campagna.

 


Esztergom, di per sé, è un paese che sorge intorno all’immensa cattedrale che lo domina. Questa è la culla della religione cattolica Ungherese, abbracciata dalla nazione intorno all’anno 1000 grazie alla conversione di Re Stefano e che, alla sua morte, fu proclamato santo. In giro c’è poca gente e la calma propria di un paese di provincia; il turismo non è altro che ungherese o slovacco e le strade, con gente a passeggio ed i locali che aprono i tavoli sulle vie, sono il segnale più lampante che, dopo tutto, è estate, ma il meteo non sembra voler dare la stessa conferma.

Un tempo uggioso accompagna la visita della cattedrale, con le sue dimensioni, completamente spropositate a tutto ciò che la circonda. Danubio compreso. I quadri appesi alle pareti sembrano più d’uno copie di maestri rinascimentali del Belpaese e gli immancabili ori del clero scintillano nelle sale destinate al tesoro.

La vera chicca, a mio avviso, è la tetra cappella in marmo rosso e nero in cui le teste delle statue degli arcangeli a decoro, sono state mozzate dai predoni ottomani. Ed è ancora possibile vederle così. Anche questo è un frammento di storia arrivato fino a noi.

Qui a Esztergom, tuttavia, ci sono le radici religiose e culturali che il popolo magiaro ancora sente e la cattedrale ne custodisce tutte le anime (l’enorme cripta ne è la prova).

 


La Cittadella di Visegrad è passata da essere un punto privilegiato di controllo della zona a punto preferito per i selfie dei visitatori.

In effetti il balcone che affaccia sul paese, dall’alto della fortezza, concede una vista spettacolare sul Danubio e sulle strette rive che in questa zona lo contornano.

Qui a Visegrad il fiume è costretto nel suo alveo più stretto e le colline che lo colorano ed i piccoli paesi che lo costeggiano creano una scenografia davvero teatrale.

 


L’attrazione che provavo per il Danubio si è presto trasformata in amore. Costeggiando il fiume verso ovest, ho attraversato paesi tranquilli e ordinati, con la caratteristica comune di crescere prevalentemente attorno alla strada principale. Paesi in cui il tempo sembra scorrere al ritmo della corrente del Danubio.

Mi concedo una colazione con dei biscotti presi “in prestito” nel b&b dove ho dormito e, sulle rive del maestoso fiume, mi godo una mezz’ora di silenzio, disperso nel cuore della Mitteleuropa.

 


Prima di raggiungere il confine con l’Austria mi aspetta un appuntamento importante per due buoni motivi.

L’Abbazia di Pannonhalma fu fondata nel 996 da un gruppo di monaci provenienti da Venezia e da Praga chiamati qui per convertire al cristianesimo le popolazioni locali, ancora legate ai culti pagani. Il secondo motivo che mi ha portato fin qui, puramente goliardico ed affettivo, è il legame che il nome del monastero (e del paese) porta con la provincia romana di Pannonia.

Toccare i confini dell’Impero romano e osservare i diversi luoghi fin dove Roma si è spinta è sempre motivo di emozione. Un piccolo “gioco” che mi concedo ogni volta che posso, come un moderno Pretore romano che controlla le provincie a lui assegnate.

Il monastero di Pannonhalma è ancora attivo e, al di là dei legami con la storia religiosa ungherese, permette di visitare una delle biblioteche più antiche ed importanti del paese. I testi custoditi sono il risultato di secoli di studio su testi la cui connotazione posso ben immaginare.

Le altre note di rilievo dell’abbazia sono la chiesa, abbastanza buia da sembrare un lugubre tempio medievale, e la porta che ne permette l’accesso dal chiostro, finemente scolpita e decorata.

L’ultima sorpresa, però, me l’ha riservata il negozio di souvenir dell’Abbazia. In vendita c’era la birra prodotta con il marchio dell’abbazia stessa (dai monaci?!) in 4 varietà diverse.

Come non regalarmi un aperitivo con una birra prodotta nelle terre di Pannonia.

 

Il mio tour mi ha portato ai confini con l’Austria fino alla città di Sopron, a pochi chilometri dal confine e da Vienna. Sulla strada c’è ancora tempo per una sosta al palazzo di Fertod, residenza della famiglia Eszterhazy e famoso in tutta Europa per le sontuose feste che vi venivano tenute, tanto da diventare una meta imprescindibile per tutti i dignitari dell’epoca, residenza conosciuta come la Versailles d'Ungheria.


Non so cosa aspettarmi da Sopron, inserita nel tour più che altro per fare tappa dopo la visita di Fertod e per poi permettermi di arrivare agevolmente nella zona del lago Balaton, più a sud.

Avrei pensato all’ordine, alla pulizia e all’architettura austriaca data la posizione sul confine. La prospettiva non mi allettava tanto e, magari grazie anche alle basse aspettative che mi hanno condotto qui, la sorpresa è stata enorme.

Un paese consumato, ma ancora elegante e nobile. Raccolto in un centro storico limitato nelle dimensioni e piacevole da visitare. Palazzi colorati e pochi e piccoli locali semplici.

Un luogo dove concedermi vino e affettati tipici, compresa una versione ungherese del gorgonzola!

 

La discesa verso il lago Balaton mi emoziona un po’, c’ero stato in vacanza con gli amici nel lontano 1995 e rivederlo dopo oltre 27 anni mi provocava un leggero stato di eccitazione.

Per strada ho trovato tempo per una visita allo scenografico castello di Sumeg, davvero poca cosa visto che si tratta di un parco divertimento per bambini e famiglie. Esibizioni di animali e giocolieri nella cornice di un castello medievale che però, avvicinandomi in macchina, mi aveva davvero colpito.

Non ho atteso abbastanza per vedere lo spettacolo degli uccelli rapaci (programmato nel primo pomeriggio), mi piace sempre vederli da vicino, ma anche la pazienza ha un limite e me ne sono andato anzitempo.

 Arrivato sulle sponde del lago ho fatto due passi per il centro di Kesztely, il paese può grande che sorge intorno al lago. Avevo voglia di trovare dei giovani in vacanza e farmi un paio di birre nei locali della zona. Proprio come quell’estati di tanti anni prima.

L’impatto non è stato proprio esaltante ed i ricordi, come sempre accade, sono solo l’interpretazione di qualcosa che abbiamo vissuto, ma non necessariamente con l’ordine ed i colori che ha avuto veramente.

Dopo la visita ad un pacchiano museo dell’eros, di cui l’Ungheria è stata per anni patria, se non altro del sesso su celluloide, mi concedo la visita del castello di Festetics. Dimora lussuosa di fine ‘700 che non aggiunge molto di più agli altri castelli (Godollo e Fertod) che ho già visto. Mi interessava fare questa visita perché la famiglia Festetic diede un enorme impulso alla cultura dell’Ungheria, fondando proprio qui a Keszteky la prima scuola di agraria d'Europa, scuola tutt’ora in attività.

Anche in questo palazzo la biblioteca è il pezzo forte della visita.

In Ungheria ci sono cose che, durante una visita, nessuno può esimersi dal vedere, provare o fare. Una di queste cose è un bagno alle terme. Si tratta di terme naturali sparse un po’ per tutta l’Ungheria e qui, vicino al Balaton, c’è uno dei laghi termali più grandi d’Europa: il lago di Heviz.

La particolarità di questo lago è che la temperatura dell’acqua si mantiene tra i 25°C ed i 35°C durante tutto l’anno e lo stabilimento termale, che sorge in mezzo al lago, ha al suo interno vasche coperte che raggiungono i 40°C e zone di vero e proprio relax con sedie a sdraio e lettini.

La cosa che mi è più piaciuta, però, è stata fare il bagno all’aperto, in una giornata nuvolosa e con una temperatura davvero poco estiva. Volete un consiglio? Affittate una ciambella e galleggiate tutto il tempo che potete in questa meraviglia della natura!

Ho un ricordo divertente di questa giornata: galleggiando in silenzio nel lago, quasi all’ora di chiusura, mi stavo avvicinando alla riva per riconsegnare la ciambella ed andarmene.

Una coppia di ragazzi, che faceva parte di un gruppo di amici, stava ancora facendo il bagno e la ragazza, probabilmente certa che fossero gli unici italiani presenti in zona, si rivolge al fidanzato e con chiaro accento romanesco gli dice “amò, me so pisciata pure l’còre”. Immaginate la vergogna quando mi sono messo a ridere con loro!

 


L’ultimo giorno del mio tour ho progettato l’avvicinamento all’aeroporto costeggiando il lago Balaton e concedendomi qualche sosta. Il sole mi è venuto in soccorso e, dopo diversi giorni di buio, il lago mi ha concesso anche qualche colore.

Risalendo il Balaton sulla costa settentrionale ho attraversato la regione vinicola di Badacsony, con le tipiche strutture a cono dei vulcani estinti, i cui fianchi si prestano a base fertile per i vigneti della zona.

Il vino ne esce di un rosso scuro ed un sapore corposo, ma nessuno si azzardi a venir qui per un paragone con i nostri vini. Probabilmente rimarrebbe deluso anche solo dall’apertura della bottiglia. Non ho mai visto aprire bottiglie con tappi in sughero, ma solo tappi in metallo e A VITE!

 

La penisola di terra che divide il Balaton in due parti è occupata dal monastero benedettino di Tihany, i cui campanili gemelli svettano al centro dell’isolotto che lo ospita.

Dalla terrazza alle spalle del convento si apre uno splendido panorama sul lago e questo spettacolo, una volta tanto, è del tutto gratuito.

 


Ultimo suggerimento per i nostalgici della storia! Sulla strada dell’aeroporto, leggermente in anticipo sui tempi che mi ero imposto, trovo il tempo per un’ultima tappa. Il Memento park di Budapest.

Si tratta di un parco alla periferia sud della capitale Ungherese dove sono state raccolte le statue che adornavano la città durante il regime comunista, guidato dall’ U.R.S.S.

Meriterebbe di essere visitata anche solo la biglietteria, con la vendita di cimeli originali del periodo comunista.

Con l’aiuto della guida (IN ITALIANO! cosa non scontata la di fuori della capitale) mi sono fatto un giro alla ricerca dei monumenti più curiosi, cercando di capirne il significato. Vi assicuro che con l’interpretazione non si potrebbero decifrare simbolismi, episodi e personaggi resi stucchevoli dalla propaganda.

 

Si conclude qui il mio tour alla scoperta dei una parte della terra magiara. Sono molto soddisfatto di ciò che ho visto, di ciò che ho visitato e di ciò che ho scoperto.

Riguardo alle visite, col senno di poi, potrei dire che qualcosina avrei cambiato: il castello di Sumeg non lo avrei visitato ed avrei invece messo in lista quello di Szigliget. Un po’ per la posizione affacciata sul Balaton ed un po’ perché sorge in sulla cima di un vulcano estinto….

Altro?! No, lascerei tutto come avevo programmato e come ho fatto.

Può essere uno spunto per un vostro prossimo viaggio?

Lo spero. L’Ungheria (non solo Budapest) è una meta insolita e davvero sorprendente!

 



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